Tornata

Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio Abate e Sant’Ambrogio Vescovo   

Cenni Storici

Sorta in origine come oratorio di casa Sommi e ceduta in seguito alla famiglia Ripari, solo nel 1675 assume la funzione di chiesa parrocchiale. L’“ecclesia matrix”di Sant’Ambrogio, di cui non si conserva più traccia, si trovava al di fuori dell’abitato, sulla strada per Romprezzagno, quindi scomoda per le funzioni e i sacramenti.

La facciata in cotto, di chiaro gusto romanico lombardo, presenta tre torrette, un rosone centrale e il portale sormontato da un arco a tutto sesto; nella lunetta sovrastante vi è un mosaico raffigurante “il Buon Pastore”, opera eseguita su bozzetto dell’artista Misani (1969). Dai documenti storici si apprende che la parrocchiale subì un’importante ristrutturazione nel 1929, a seguito del cedimento di una trave di copertura che provocò dannose infiltrazioni di umidità. Furono riedificati la volta, la facciata e un terzo delle mura laterali; mentre si conservarono il campanile, il coro e il presbiterio (sec. XIV). L’interno, prima ripartito in tre navate, fu ripensato ad una unica navata su progetto dell’architetto Tancredi Venturini.

 

Interno

Le decorazioni pittoriche sono opera del restauratore e decoratore Silvio Lanfredini (1992) che sostituì la precedente tinteggiatura color avorio antico risalente al 1960 del pittore Palmiro Vezzosi.  L’interno è costituito da un’unica navata con due cappelle laterali su ogni lato.

Prima Cappella a sinistra: la cancellata di ferro battuto, di ottima fattura, realizzata nel 1940 dai fratelli Nicolini, fabbri ferrai del paese, riproduce l’immagine stilizzata del fonte battesimale e chiude il battistero. Nel 1946 fu posto nella parete sopra il fonte battesimale, un’originale tela a olio, dono alla chiesa dell’artista bergamasco Marchiò Quarti. Rappresenta “Il Battesimo di Gesù”.

Seconda Cappella a sinistra:  si trova una statua lignea rappresentante “il Sacro Cuore” della fine del 1700. Sull’altare sono posti quattro reliquari lignei settecenteschi e altri quattro in bronzo argentato, d’artigianato napoletano moderno.

Prima Cappella a destra:  sull’altare la statua di gesso di Sant’Antonio da Padova della fine del 1800. Sulla parete un quadro rappresentante San Rocco in primo piano, mentre sullo sfondo compare l’immagine della chiesa di Sant’Antonio Abate e Ambrogio Vescovo di Tornata opera della pittrice Silvia Lanfredini (2011).

Seconda Cappella a destra: racchiude l’opera più significativa e preziosa sia per motivo di devozione sia per l’aspetto storico-artistico. Alla parete l’affresco della Madonna col Bambino del XIII sec., “Beata Vergine delle Grazie-Madonna di Sant’Ambrogio”. Sotto l’altare è sepolto il pittore Agostino Bonisoli (1635-1707). Egli lavorò alla corte dei Gonzaga di Bozzolo (Mn)

Lungo tutta la parete dell’edificio sacro si trovano antiche stampe della Via Crucis risalenti alla fine del 1700, inizio 1800. A commento di ogni stazione brani tratti dal Vecchio e Nuovo Testamento.

 

Presbiterio ed abside

Notevoli modifiche si sono succedute nel corso degli ultimi decenni nella zona del presbiterio. L’altare maggiore su disegno del Misani, impreziosito con marmi di singolare pregio, fu abbattuto nel 1994 e sostituito da un altare a mensa di marmo prezioso. Sulle pareti laterali, ci sono due quadri rappresentanti due crocifissioni in stile neorealista moderno, dono del Maestro Giulio Salvatori di Mosio (1980). Nell’angolo di sinistra, la statua lignea della Madonna del Rosario, fine del 1700, che collocata su un carretto è trasportata nelle vie del paese in occasione della solenne celebrazione dell’apparizione della Madonna, il 7 maggio. Nell’abside, imponente nella sua dimensione e bellezza, la pala d’altare dipinto a olio, Madonna e Santi, è un’opera del 1710 di Bernardino Dehò. Fu acquistata dalla fabbriceria di Tornata nell’Ottocento dalla chiesa di Sant’Antonio Abate di Cremona. Nel dipinto la Vergine con il bambino è contornata da un gruppo di angeli tra nubi plumbee. Nella parte bassa, Sant’Antonio Abate, Sant’Agostino e San Gaetano da Thiene. In primo piano un’incudine con miglio a testimonianza del fatto che il quadro fu commissionato dalla corporazione dei fabbri di Cremona. È un lavoro giovanile del Dehò, autore che si colloca nella scia del Maestro Massarotti. Ai lati dell’abside, sulla sinistra, vi è una tela a olio di pittore ignoto raffigurante Sant’Antonio Abate dell’inizio del 1700, un tempo pala d’altare prima dell’acquisto nel 1820 del quadro del Dehò. Sul lato opposto, vi è una tela a olio di pittore ignoto, raffigurante Santa Teresa d’Avila in estasi della seconda metà del 1700.

 

La storia dell’apparizione

Gli avvenimenti narrati sono tratti dal testo scritto in volgare del processo steso dal vicario generale Mons. Cosma Fava nell’anno 1521, a causa dell’apparizione della Madonna ad un bambino di Tornata di nome Natale Negri.

 

7 maggio 1521

Era uno splendido mattino. Il piccolo Natale, come ogni giorno, portò a pascolare le due mucche sul sagrato della Chiesa di San Ambrogio. Per ingannare la noia di una lunga attesa, pensò di entrare in chiesa e recitare le decine del Santo Rosario davanti all’altare della Beata Vergine delle Grazie. Al termine del rosario uscì e poiché le mucche non erano ancora sazie, decise di salire sino a una finestra, dalla quale si poteva vedere tutto l’interno della chiesa. Inizialmente tutto era in penombra, poi una luce intensa lo abbagliò. Una Signora a lato dell’altare della B.V. delle Grazie, in mano un cero acceso, si mosse verso la porta che guardava a mezzogiorno. Era tanto bella e tutta vestita di bianco. Un ampio manto le scendeva sulle spalle. Natale riconobbe in lei la Madonna e la invocò nell’espressione: “O NOSTRA SIGNORA BENEDETTA”. La bianca Signora lo pregò di allontanare quelle bestie dal sagrato per tornare poi da lei. Natale, preso da grande spavento, fuggì per raggiungere il paese. Circa a metà strada, si fermò, si volse indietro e vide la bianca figura sulla soglia della porta che con un cenno lo invitava a tornare da lei. Il ragazzo, sempre più impaurito, riprese a correre invocando aiuto. Lungo la strada incontrò un uomo che ascoltò incredulo le sue parole e corse in chiesa per verificare l’accaduto. L’altare della Madonna era spoglio, le tovaglie erano ordinatamente piegate così come il velo serico che copriva l’intera immagine. Arrivato in paese, Natale raccontò alla gente quello che era avvenuto, tutti quanti accorsero al luogo sacro e portarono grandi mazzi di fiori campestri sull’altare della Madonna. La notizia si diffuse in tutto il circondario e ben presto pellegrini giunsero da ogni parte con regali e offerte alla Madonna. Nella copia autentica del processo canonico, che l’archivio parrocchiale custodisce gelosamente da quasi 500 anni, sono attestati due miracoli e numerose grazie ricevute.

 

L’affresco della “Beate Vergine delle grazie” Madonna di Sant’Ambrogio

L’affresco in origine era conservato nell’antichissima Chiesa di Sant’Ambrogio (sec. X -XI) in seguito demolita. Prima della sua demolizione, per salvare l’immagine venerata dai fedeli, il 18 aprile 1805 l’affresco fu staccato dalla parete, deposto in una cassa di legno e traslato alla parrocchiale di Tornata, che aggiunse il nome di Sant’Ambrogio Vescovo in onore della Madonna di Sant’Ambrogio. All’esterno della chiesa sul lato destro vi è una lapide murata che indica il” dies obitus”.

Nel 1976 l’allora Parroco don Renzo Sbernini, costatando le cattive condizioni di conservazione dell’affresco, dovute all’umidità, al fumo delle candele, alla generale usura del tempo, si fece promotore del restauro della veneratissima effigie.

Si mise in contatto con Monsignor Voltini, responsabile dei beni artistici della curia di Cremona, con la sovrintendenza di Mantova-Brescia e si procedette al restauro.

La Dottoressa Ilaria Toesca della sovrintendenza di Mantova giunse a Tornata per visionare l’affresco e dopo averlo toccato più’ volte in ogni punto, espresse il suo parere da esperta quale degno di particolare interesse. Consigliava quindi, prima del restauro conservativo, di fare eseguire alcuni saggi, per accertare se vi fosse l’esistenza di qualche dipinto sotto crosta. Fu incaricato del lavoro il restauratore Sig. Assirto Coffani, che in precedenza si era occupato di evidenziare i dipinti a fresco del Pisanello nelle sale del Palazzo Ducale di Mantova.

I primi saggi furono deludenti. Quelle parti di dipinto che, anche all’occhio dell’esperto sembravano originali, si dissolsero sotto l’azione detersiva degli acidi.

Con stupore di tutti, dopo diversi tentativi, ne emerse una regale e materna figura di Madonna che da oltre sette secoli era celata da una pittura risalente al 1500.

L’affresco tornato alla luce, di scuola bizantina, con madonna e bambino, databile intorno al XIII e XIV secolo, era quello autentico della Beata Vergine delle Grazie, la Madonna di Sant’Ambrogio ritenuta miracolosa perché apparsa il 07 maggio 1521. La gioia della comunità cristiana di Tornata per avere riscoperto l’antico affresco della Beata Vergine delle Grazie Madonna fu grande, anche se in parte offuscata dal rammarico di avere perso per sempre il dipinto cinquecentesco che lo ricopriva e che tante generazioni di Tornatini conoscevano e avevano venerato. Non si conoscono i motivi per cui nel 1500 qualcuno decise di coprire l’originale pittura con un’altra in stile rinascimentale, forse per una grazia ricevuta o per seguire le mode pittoriche del tempo.

Ora, le nuove generazioni, non hanno ricordo di quell’effige, solo i più’ anziani certamente ne conservano la memoria. Così, grazie a una fotografia della Madonna cinquecentesca conservata nell’archivio parrocchiale, si decise di commissionare il dipinto della Madonna del 1500 alla sig.ra Simona Lanfredi, un artista esperta in affresco.  Lei propose di eseguire il dipinto scala uno a uno da riprodurre a fresco su tavola, utilizzando antichi metodi del tempo, restituendoci così un’immagine della Madonna fedele al dipinto originario. Il riquadro si trova appeso alla parete sopra la bussola di legno della porta principale.

Oggi con grande gioia, possiamo offrire alle nuove generazioni e a quelle future, il ricordo di quel venerato dipinto della Beata Vergine delle Grazie, creduto per secoli l’originale.

Una tradizione curiosa tramandata da generazioni rivela i fatti che portarono al trasferimento dell’affresco dalla chiesa di Sant’Ambrogio alla parrocchiale di Sant’Antonio Abate a Tornata. Entrambe le comunità in vista della demolizione della chiesa di Sant’Ambrogio, si organizzarono con l’intento di portare il prezioso affresco nelle loro rispettive chiese parrocchiali. Giunti quindi al bivio in cui si svoltava a destra per Tornata o sinistra per Romprezzagno, i buoi si mossero e presero la direzione di Tornata.